La seconda cosa che ho imparato a un corso di scrittura: le proporzioni

Cattedrale-di-Laon-linee-proporzioni

Valgono le circostanze e la premessa della Prima cosa che ho imparato a un corso di scrittura.

Il secondo corso di scrittura a cui partecipo è un corso gemello al primo, anche in questo caso un fine settimana con lezione al mattino e laboratorio al pomeriggio. Questa volta mando un racconto migliore, se non altro perché evito gli errori commessi la prima volta. Il tutor è diverso, ma pure questo estremamente meticoloso.

Parentesi sui tutor. In ogni mio racconto ci sono io, il mio impegno, le mie idee, la mia fantasia. Non posso negare che vederlo criticato sia doloroso. Però, a freddo, riconosco i miei errori, e le osservazioni che appena ricevute mi danno fastidio, in un secondo momento le scopro utilissime, e mi fanno crescere l’ammirazione per questi editor capaci di leggere un testo a così tanti livelli, di cogliere dettagli e sfumature, di sollevare obiezioni su passaggi che in effetti concedono qualcosa all’ambiguità, di dare infine così tanti spunti per migliorare la propria scrittura.

Questa volta comunque il tutor, pur segnalandomi decine (sigh!) di possibili modifiche migliorative, nel complesso non mi stronca il racconto. Tuttavia un errore da matita blu me lo trova: la mancanza di proporzioni. Imparo che in una narrazione gli equilibri tra le parti sono fondamentali. Nella fattispecie, ho dedicato otto righe a presentare un personaggio all’inizio, e dopo solo due a farlo morire: non va bene. Se gli ho dato un certo spazio, se ho voluto farlo conoscere in certo modo, poi non posso deludere il lettore facendo di questo personaggio una semplice comparsa e liquidandolo in fretta. Se gli ho dato il risalto di un protagonista, devo fargli compiere qualcosa di significativo.

Mi capita di frequente di trovare in testi amatoriali degli “errori di proporzione”, a volte anche macroscopici, con intrecci complessi e dallo sviluppo articolato che si risolvono in svolte e finali veloci che non fanno assaporare per bene il gusto della storia. A volte serve diluire, rallentare, come nei film, dove in alcuni momenti chiave il regista usa il ralenti.

Consiglio pratico? Misura le righe dedicate alle varie parti del racconto, e preoccupati se rilevi grossi sbilanciamenti.

Zio Wiggily

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