Altre cose che ho imparato ai corsi di scrittura: show, don’t tell.

Ernest-Hemingway-scrive

Dopo qualche anno dai primi due corsi modello week-end, ho cambiato scuola di scrittura e ho frequentato degli incontri serali a cadenza settimanale.

In questi incontri si insisteva molto sulla tecnica dello show, don’t tell. Il concetto, di hemingwayana ispirazione, invita a mostrare, non dire; rappresentare, non commentare; far vedere, non giudicare; far conoscere attraverso azioni e dialoghi, senza spiegare; narrare in modo concreto, non astratto. Lo scrittore, in questo modo, non toglie al lettore la soddisfazione di maturare in modo personale un’opinione sulla vicenda.

Ci fu un urto, e si sentì volare in aria. Continuò a spingere sulla spada mentre si alzava in volo sopra il toro, e poi la spada gli sfuggì di mano. Manuel cadde a terra e il toro gli fu addosso. Steso a terra, tirava calci sul muso del toro con gli scarpini che aveva ai piedi. Scalciando, scalciando, inseguito dal toro, che nella foga lo mancava, urtandolo con la testa, piantando le corna nella sabbia. Scalciando come un uomo che tiene in aria una palla, Manuel impedì al toro di dargli un colpo ben assestato.

Sentì sulla schiena il vento delle cappe che distraevano il toro, e poi il toro sparì, scavalcandolo di slancio. Buio, mentre il suo ventre gli passava sopra. Nemmeno calpestato.

In questa scena del meraviglioso racconto L’invitto di Ernest Hemingway lo scrittore avrebbe potuto nominare il coraggio, la paura, il sollievo (termini astratti). Ma non lo fa. Perché, come diceva John Gardner: Ci sono mille modi di sentirsi tristi o felici o annoiati o irritati: l’aggettivo astratto non dice quasi nulla. Il gesto preciso inchioda l’unica sensazione che si addice al momento.

L’esigenza di una scrittura concreta si materializza, come avrai potuto capire dal brano di prima, coinvolgendo, attraverso la scrittura, i cinque sensi. Scriveva Flannery O’Connor: La caratteristica principale, e più evidente, della narrativa è quella d’affrontare la realtà tramite ciò che si può vedere, sentire, odorare, gustare, toccare.

Flannery O’Connor

Di questa capacità di rappresentare la realtà sollecitando i sensi era maestro l’impareggiabile Gustave Flaubert. Un esempio? Emma, appena entrata nel vestibolo, si sentì cadere sulle spalle, come una camicia umida, il freddo dell’intonaco. I muri erano nuovi, e i gradini di legno scricchiolavano. Nella camera al primo piano una luce biancastra entrava dalle finestre senza tende. S’intravedevano cime d’alberi, e, più lontano, la prateria semiannegata nella nebbia che fumava al chiaro di luna lungo il corso del fiume. (Madame Bovary)

Gustave Flaubert

Insomma, non cercare scorciatoie. Non dire che era “delizioso”; fa’ dire a noi “delizioso” mentre stiamo leggendo la descrizione. Vedi, tutte queste parole (orribile, meraviglioso, odioso, squisito) sono come se dicessi ai tuoi lettori “Per favore fai il lavoro al mio posto”. (C. S. Lewis) Non è facile, lo so, ma del resto uno scrittore è qualcuno per il quale scrivere è più difficile di quanto non lo sia per le altre persone (T. Mann).

Zio Wiggily

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