10 cose che mi vengono in mente se mi dici Tempo

Le butto giù così, brutali, come un elenco sconnesso, come un catalogo pigro. Sono (quasi) le prime parole, musiche e immagini che mi si sono affacciate alla mente provando a pensare al Tempo, quindi potrebbero non essere troppo originali. E avviso che potrebbero anche risentire di una certa predisposizione personale a una gioiosa nostalgia.

Le prime due cose sono strofe di canzoni.

1. La stagione dell’amore di Franco Battiato

La stagione dell’amore viene e va, i desideri non invecchiano quasi mai con l’età. Se penso a come ho speso male il mio tempo, che non tornerà, non ritornerà più.

2 Time dei Pink Floyd (tradotta)

Stanco di stare steso al sole, di stare a casa a guardare la pioggia
Sei giovane e la vita è lunga e c’è ancora tempo da sprecare oggi
Ma poi un giorno scopri che sono passati dieci anni
Nessuno ti aveva detto quando correre, hai perso lo sparo del via.

Passiamo ai film. Ok, ammetto che mi era venuto in mente anche Il tempo delle mele, ma non mi pare c’entrasse molto, a parte la parola tempo nel titolo. Forse inconsciamente ci ero stato dirottato dal ricordo preadolescente di una Sophie Marceau mica brutta. È stato a seguire che mi si è proposto un vecchio film dal titolo costruito allo stesso modo, Il posto delle fragole, che con i suoi viaggi nei ricordi di gioventù del professor Borg già poteva avere più attinenza col tema.

3. L’attimo fuggente (1989, Peter Weir)

Professor Keating: Carpe diem. Cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita!

4. Kung Fu Panda (2008, Mark Osborne e John Stevenson)

Oogway: C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi… è un dono. Per questo si chiama presente.

5. Il posto delle fragole (1957, Ingmar Bergman)

Isak Borg: I nostri rapporti con il prossimo si limitano, per la maggior parte, al pettegolezzo e a una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato a isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana. Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni. 

Fuori dall’arte, il detto citato dalla tartaruga saggia in Kung Fu Panda mi ha ricordato un curioso ragionamento del filosofo Luciano De Crescenzo:

6. Il Passato non esiste perché non è più, il Futuro non esiste perché non è ancora, e il Presente, in quanto separazione tra due cose che non esistono, non ha alcuna possibilità di esistere.

Cercando questa citazione su internet, per riportarla in modo preciso, mi sono imbattuto un altro pensiero di De Crescenzo, che propongo perché rappresentativo di una certa visione che si trova spesso in aforismi motivazionali e simil-new age:

7. La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano.

E se Kung Fu Panda mi ha condotto a De Crescenzo, Il posto delle fragole mi ha ricordato una frase di un saggio di Gerard Early contenuto nel libro I Peanuts – Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita (La nave di Teseo+):

8. L’infanzia non era qualcosa di diverso dalla vita vera, come molti adulti vogliono credere, ma piuttosto era la vita vera su un’altra scala, una scala che compensava in profondità di sentimenti ciò che mancava in ampiezza di esperienza.

E veniamo infine alla letteratura. Ho scelto il racconto di Borges soprattutto per il titolo, che trovo bellissimo, anche nella sua valenza metaforica. Proust, invece, come si fa a evitarlo quando si parla di Tempo? Stavolta per gli estratti ho scavato nell’ultimo libro della Ricerca. Se i testi vi sembrano faticosi, scusatemi e non preoccupatevi: credo sia normale.

9. Il giardino dei sentieri che si biforcano (J.L. Borges)

[…] Ts’ui Pên fu romanziere geniale, ma fu anche un uomo di lettere che non si considerò, indubbiamente, semplice romanziere. […] So che, di tutti i problemi, nessuno l’inquietò né lo travagliò più dell’abissale problema del tempo. Ebbene, questo è l’unico problema di cui non sia mai questione nelle pagine del Giardino. La stessa parola che significa tempo non vi ricorre mai, in nessun caso. Come spiega lei questa volontaria omissione? Proposi varie soluzioni, tutte insufficienti. Le discutemmo. Alla fine, Stephen Albert mi disse:
– In un indovinello sulla scacchiera, qual è l’unica parola proibita?
Riflettei un momento e risposi:
– La parola scacchiera.
– Precisamente, – disse Albert. – Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome. Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla.

(Finzioni, Pag. 90, Einaudi 1995, traduzione di Franco Lucentini)

10. Alla ricerca del tempo perduto – Vol. VII Il tempo ritrovato (M. Proust)

Sì, se il ricordo, grazie all’oblio, non ha potuto contrarre alcun legame, stabilire nessun collegamento tra sé e il momento presente, se è rimasto al suo posto, alla sua data, se ha conservato le distanze, […] ci fa di colpo respirare un’aria nuova proprio perché è un’aria che abbiamo già respirato in passato, quell’aria più pura che i poeti, invano, hanno tentato di far regnare in paradiso e che non potrebbe darci quella sensazione profonda di rinnovamento se non fosse già stata respirata, perché i veri paradisi sono i paradisi che abbiamo perduto.

(Pag. 250, BUR 2006, traduzione di  G. Bogliolo)

10bis. Ibidem

Ora questa causa [di quella felicità], io la intuivo paragonando le diverse impressioni di felicità che avevano in comune tra loro il fatto di provarle contemporaneamente nel momento attuale e in un momento remoto, fino a far sconfinare il passato nel presente e a rendermi esitante non sapendo in quale dei due mi trovassi; in verità, l’essere che in me assaporava tale impressione, l’assaporava in ciò che essa aveva in comune in un giorno remoto e nel momento presente, in ciò che essa aveva di extratemporale, un essere che compariva soltanto quando, per una di tali identità tra il presente e il passato, poteva trovarsi nell’unico ambito in cui potesse vivere e gioire dell’essenza delle cose, vale a dire: fuori dal tempo. Questo spiegava come mai le mie inquietudini […] fossero cessate nel momento in cui avevo riconosciuto inconsciamente il sapore della piccola madeleine, poiché, in quel momento, l’essere che io ero stato era un essere extratemporale, di conseguenza incurante delle vicissitudini dell’avvenire. (Pag. 248, BUR 2006, traduzione di  G. Bogliolo)

E ora andiamo, che tempus fugit.


Zio Wiggily

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